Due Allocchi degli Urali (Strix uralensis) sono stati inviati all’Istituto di Etologia Konrad Lorenz dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna per il progetto di rilascio nel Wienerwald.
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Con il successo delle visite al Centro Monticello, riservate inizialmente alle autorità ed ai cittadini di Monticello, l'esperienza è stata aperta anche ai bambini delle scuole elementari. Gli alunni dimostrano un vivo interesse verso gli animali ospitati e seguono con attenzione le spiegazioni riguardanti le finalità del Centro Monticello e alla fine viene organizzato un gioco basato su delle domande inerenti quanto visto in precedenza con dei piccoli premi riservati ai primi tre bambini classificati.
E’ intenzione del Centro, con il patrocinio del Comune di Monticello, di proseguire nel 2024 questo progetto didattico con il coinvolgimento anche delle scuole medie.
Una vera e propria oasi faunistica, situata nel verde del parco della suggestiva "Villa Albertini Quintavalle". Lo scorso weekend i cancelli della tenuta ottocentesca, sita in località Prebone, si sono aperti al pubblico per permettere agli interessati di visitare il Centro di Riproduzione e Conservazione Monticello, struttura privata popolata da più di 60 differenti specie di uccelli, molte delle quali rare e a rischio estinzione, per un totale di oltre 250 esemplari, provenienti da tutto il mondo.
Un gruppo di visitatori nella mattinata di domenica 7 giugno ed un altro nel pomeriggio, per non disturbare o spaventare gli animali, si è cimentato in un percorso guidato attraverso le numerose voliere, la nursery, gli habitat seminaturali e lo stagno del Centro. L’opportunità di conoscere quest’oasi "svelata" è stata fornita
ai cittadini dall’amministrazione comunale di Monticello in collaborazione con il dottor Enrico Albertini, proprietario della tenuta e direttore del Centro,
da lui fondato verso la fine degli anni ‘70. Sabato invece, spazio ad una visita di carattere istituzionale alla presenza del sindaco Luca Rigamonti e
di alcuni membri del consiglio comunale.
"Fin da bambino ho sempre avuto una passione per i volatili in generale, in particolare per i rapaci notturni (vale a dire gufi, barbagianni, allocchi e civette). Ormai da decenni il Centro si è sviluppato come struttura privata specializzata nello studio e nell’allevamento di uccelli, prevalentemente di specie in via di estinzione" ha spiegato Albertini, nel corso della visita organizzata nel pomeriggio di sabato e riservata ad amministratori, famigliari e collaboratori.
"Da sempre il Centro è chiuso al pubblico. Speriamo di riuscire, a partire da ora, a rendere possibili visite come queste.
Ci tengo a ringraziare alcune persone, per il loro sostegno: Angelo, Paolo, Alberto, il Museo di Lentate sul Seveso e l’architetto Valli.
E poi mia moglie, che è sempre stata accondiscendente verso questa mia passione".
Ha poi preso la parola il sindaco Luca Rigamonti. "A nome dei presenti e di tutta la cittadinanza ringrazio il dottor Albertini per averci accordato la possibilità di visitare il Centro. Passando dalla strada, tante volte abbiamo visto questa tenuta, oggi sveliamo l’oasi che vi è all’interno. La risposta del pubblico è stata molto calorosa: tutti i posti messi a disposizione per la visita di domenica sono stati prenotati con anticipo. Far conoscere le differenti varietà di uccelli qui ospitate e sensibilizzare la popolazione sui temi della salvaguardia dell’ambiente e delle specie a rischio è molto importante anche dal punto di vista didattico.
Per questo, ci stiamo muovendo per coinvolgere le scuole del territorio in nuovi progetti in collaborazione con il Centro" ha dichiarato il primo cittadino.
Spazio, dunque, alla visita del parco, che ospita numerose specie di anseriformi (anatre, cigni e oche), strigiformi (gufi, barbagianni, assioli, allocchi e civette), caradriformi (uccelli di mare). E poi: tra i ciconiformi alcuni esemplari d Cicogna Nera, tra gli accipitriformi coppie di Gipeto e di Aquila di mare di Steller, tra i falconiformi il Falco cucolo, tra i gruiformi Gru e Gru della Manciuria, tra i passeriformi, infine, la Taccola ed il Corvo imperiale collo bianco.
La provenienza degli animali è varia: sono giunti a Monticello per lo più tramite acquisti e scambi con altri allevatori, enti pubblici e privati nazionali ed internazionali. Ma non mancano volatili feriti o malati donati ad Albertini da centri specializzati nella cura degli uccelli, consapevoli della pluridecennale esperienza e competenza dell’uomo nel settore.
Moltissime specie, nel Centro, si sono riprodotte: fatto non scontato per gli animali in cattività.
In particolare, tre rarissime varietà di rapaci notturni hanno figliato, qui, per la prima volta al mondo in un ambiente controllato:
il Gufo di palude africano, il Gufo maculato delle foreste ed il Gufo pescatore di Pel. A livello italiano, il Centro può invece vantare la prima riproduzione in cattività di nove specie di anseriformi nordici.
La struttura, nella sua storia più recente, ha anche preso parte ad alcuni progetti di conservazione nazionali ed internazionali.
Ad esempio, dal 2009 ha partecipato, fornendo ben 14 giovani nati nel Centro ma in grado di sopravvivere in natura, ad un progetto
di reintroduzione dell’Allocco Degli Urali nelle Alpi Svizzere.
Il rilascio sperimentale di esemplari nati in cattività è stato possibile anche, nel parco del Ticino, per alcune Cicogne nere
allevate a Monticello. Ora il Centro sta lavorando per la reintroduzione del raro Gipeto, o avvoltoio degli agnelli, sull’arco alpino.
La struttura è stata il primo Centro italiano ad ospitare una coppia di questo volatile in cattività;
gli animali, però, per il momento non si sono ancora riprodotti.
Insomma, il Centro Monticello è a tutti gli effetti una realtà di primissimo piano nel settore a livello internazionale.
La struttura, visto anche il successo di pubblico dell’iniziativa dello scorso week end, si prepara nuovamente ad aprire le sue porte
nei prossimi mesi, con nuovi istruttivi progetti.
L’assiolo (Otus scops) è l’unico strigiforme europeo migratore,
la maggioranza della sua dieta è costituita da insetti.
Mentre nell’Italia centro-meridionale ed insulare la popolazione
sembra essere abbastanza costante, nella fascia settentrionale
del nostro paese (ma anche in Svizzera, Austria e Germania) vi è stato
negli ultimi decenni un importante declino.
L’abbandono della coltura del gelso, l’uso dei pesticidi e
l’urbanizzazione delle zone rurali ne sono le principali cause.
Chi scrive, ricorda il canto incessante e dolce dell’assiolo
durante le calde notti d’estate nei campi limitrofi al centro.
Purtroppo da anni ed anni queste vocalizzazioni sono diventate sempre più sporadiche. Durante lo scorso maggio (2012) un maschio ha iniziato a vocalizzare con frequenza ed è stato possibile localizzarne il territorio di caccia. Anche se non si è mai riusciti a vedere l’animale, l’inizio del canto all’imbrunire, era sempre localizzato nei pressi di una grossa quercia, cinta da folta edera.
E’ interessante notare che non si è mai udita nessuna interazione vocale tra questo maschio e gli individui in voliera, il che può far pensare
ad un suo insediamento "spontaneo" e non provocato dalla presenza degli assioli del centro. Verso metà estate è stata chiaramente udita,
un paio di notti, la flebile risposta della femmina in un’area appena fuori dal centro. Quindi intorno ai primi di settembre, periodo di migrazione, il canto è completamente cessato. Nella primavera 2013 ci ripromettiamo di monitorare la situazione nella speranza di poter trovare e studiare la nidificazione di questa specie ormai divenuta rara dalle nostre parti.
La taccola (Corvus monedula) è un corvide dalle modeste dimensioni,
che vive e si riproduce prevalentemente in colonie nidificando spesso
in buchi di pareti, in cavità di campanili, castelli, rovine e grossi alberi
sia in ambienti urbani sia in zone rurali.
Questa interessantissima specie non era mai stata avvistata
presso il centro e le sue immediate vicinanze.
Nel luglio 2011 il centro ha ricevuto sette soggetti,
da un centro di recupero austriaco, che non potevano più essere rilasciati,
avendo subito lesioni permanenti.
Questi esemplari, ospitati in un’ampia voliera, hanno dopo poco tempo
formato due coppie, una delle quali ha deposto quattro uova.
Verso la fine della primavera 2012, con nostro grande piacere e sorpresa, si sono sempre più intensificate le visite di individui selvatici che hanno via via, interagito con gli uccelli in voliera. In particolare i contatti vocali sono risultati molto evidenti.
Nel momento in cui scriviamo (ottobre 2012) cinque soggetti si sono stabilmente insediati nel parco del centro. Essi hanno scelto come principale dimora un platano secolare ricco di parti marcescenti e di cavità. Comunque le soste sul tetto della voliera dei loro conspecifici, distante circa 300 metri dall’albero, sono sempre frequenti. Ci auguriamo che questa piccola colonia possa restare al centro ed aumentare via via con delle nascite in natura e magari con qualche giovane nato in voliera.